lunedì 14 novembre 2011

JAIME SABINES (POESIE)-LETE-HO FAME DELLA TUA BOCCA(NERUDA)-OLTREMARE-DOMANI LE SUE DUE ESTATI-INCHINO-PRESENZE-

Lunedì, 07 Settembre 2009
Los Amorosos
(traduzione)

Quelli che amano tacciono.
L'amore è il silenzio più fine,
il più tremante, il più insopportabile.
Quelli che amano cercano,
sono quelli che lasciano perdere
sono quelli che cambiano, quelli che dimenticano.
Il cuore dice loro che non troveranno mai,
non trovano, cercano.

Quelli che amano vanno come pazzi
perché stanno soli, soli, soli,
consegnandosi, dandosi ogni istante,
piangendo perché non salvano l’amore.
Li preoccupa l'amore. Quelli che amano
vivono alla giornata, non possono fare di più, non sanno.
Sempre se ne stanno andando,
sempre, da qualche parte.
Aspettano,
non aspettano nulla, ma aspettano.
Sanno che non troveranno mai.
L'amore è la proroga perpetua,
sempre il passo seguente, l'altro, l'altro.
Quelli che amano sono gli insaziabili
quelli che sempre - meno male!- resteranno soli.

Quelli che amano sono l'idra del racconto.
Hanno serpenti al posto delle braccia.
Le vene del collo gli si gonfiano
anche come serpenti per asfissiarli.
Quelli che amano non possono dormire
perchè se si addormentano se li mangiano i vermi.

Nel buio aprono gli occhi
e in loro cade lo spavento.

Trovano scorpioni sotto il lenzuolo
e il loro letto galleggia come su di un lago.

Quelli che amano sono pazzi, soltanto pazzi,
senza Dio e senza diavolo.

Quelli che amano escono dalle loro grotte
tremanti, affamati,
a cacciare fantasmi.
Ridono di quelli che lo sanno tutto,
di quelli che amano per sempre, veracemente,
di quelli che credono nell'amore come una lampada d'olio inesauribile.
Quelli che amano giocano ad afferrare l'acqua,
a tatuare il fumo, a non andarsene.
Giocano al lungo, triste gioco dell'amore.
Nessuno si può rassegnare.
Dicono che nessuno si può rassegnare.
Quelli che amano si vergognano di qualsiasi conformismo.
Vuoti, ma vuoti da una costola all'altra,
la morte li corrode dietro gli occhi,
e loro camminano, piangono fino all'alba
dove treni e galli si salutano dolorosamente.
A volte gli arriva un odore a terra appena nata,
a donne che dormono con la mano nel sesso, compiaciute,
a ruscelli d'acqua tenera e cucine.

Quelli che amano cantano tra le labbra
una canzone mai imparata,
e se ne vanno piangendo, piangendo,
la bella vita.

Jaime Sabines


Non c'è altro. Solo la donna per rallegrarci, 
solo occhi di donna per riconfortarci, 
solo corpi nudi, 
territori in cui l'uomo non si stanca. 
Se non è possibile dedicarsi a Dio 
nell'epoca della crescita, 
che cosa dare al cuore afflitto 
se non il circolo di morte necessaria 
che è la donna? 
Siamo nel sesso, bellezza pura, 
cuore solo e pulito. 

*Non c'è altro, solo la donna*
*Jaime Sabines* 

Mi tieni nelle tue mani

Mi tieni nelle tue manie mi leggi allo stesso modo di un libro.Sai ciò che io ignoroe mi dici le cose che non mi dico.Mi conosco in te più che in me stesso.Sei come un miracolo che accade a ogni ora,come un dolore senza luogo.Se tu non fossi donna, saresti amico mio.A volte voglio parlarti di donneche al tuo lato inseguo.Sei come il perdonoe io sono come tuo figlio.Che occhi buoni hai quando sei con me!Come lontana diventi e come assentequando ti sacrifico alla solitudine!Dolce come il tuo nome, come un filo,mi aspetti nel tuo amore finché giungo.Sei come la mia casa,sei come la mia morte, amore mio.
Jaime Sabines



Sabato, 05 Settembre 2009

Qui sul mio cuore, anima crudele e sorda, 
vieni, tigre amata, mostro dalle pose indolenti;.
le mie dita tremanti voglio immergere 
nel fondo della tua spessa chioma, lungamente; 
e seppellir la testa indolenzita
 nella tua gonna piena del tuo odore;
come un fiore appassito 
respirare dell'amore defunto il tanfo dolce.
Voglio dormire! meglio della vita è certo il sonno, 
un sonno dolce come la morte 
e sopra il tuo bel corpo lucido, come di rame, 
deporrò i miei baci, senza rimorso.
Nulla può l'abisso del letto tuo 
per mandar giù i placati singhiozzi:
l'oblio abita potente sulla tua bocca;
e dentro i baci tuoi scorre l'acqua del Lete.
Al mio destino, che m'è delizia ormai, 
voglio obbedire come un predestinato
e, mite martire, condannato innocente, 
il cui fervore arroventa il supplizio,
sulle punte incantate di questo eretto seno 
che non ha mai imprigionato un cuore,
io succhierò il nepente e la cicuta 
per annegare tutto il mio rancore.

Charles Baudelaire 

Martedì, 04 Agosto 2009

Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.

Pablo Neruda

Venerdì, 31 Luglio 2009
Dipingo d'oltremare garza consunta di lembi d'anima,
bendaggio che srotola fin sotto lo smeraldino
e senza che s'accorga s'insabbia.
Potrei suturare ferite con filo di lingua e parole
che richiamano a guarigione. Non fosse per il piombo, retrogusto
che lascia dalle otturazioni di alveoli e silos che contengono
le mie sillabe convulse, riuscirei a sentire il canto!
Non venirmi incontro perchè ti ho chiamato
attraversa l'oltremare, perchè sei tu a ricordare il mio nome.
Micol


Mercoledì, 29 Luglio 2009


e lei avrà un vestito nuovo
di pizzi e fiocchi sui capelli
leggeri come bolle di sapone.

nella casa amata echeggiano
gridolini festosi e passi di
scarpette macchiate d'erba
per le  corse dietro grilli e farfalle.
Saranno domani due estati di là
dove il tempo non si è fermato
e si baciano parole buone
come biscotti e caramelle
di zucchero e cannella.
La cullerà la voce del vento
innamorato e leggero,
solo davanti a lei e solo per lei
si ammansisce e si commuove.
Saranno nuovi giochi
e fuochi sul mare
ad illuminarti gli occhi
di un colore che pennello,
piccola stella
dalle labbra rosee di fragola e panna,
io che ti voglio bene
in un distante senza tempo nè misura
accarezzo nei miei pensieri la tua pelle di pesca
e annuso nell'aria il tuo profumo leggero.

MICOL





Auguri piccola stella! 
D*
13/07/2009

Mercoledì, 22 Luglio 2009


Dopo ho atteso che tornasse.
Qualcuno si era preso la mia febbre di figlia dei sogni.
Accadeva davanti ai miei occhi e io, non mi accorgevo
della voce rauca che dalle menzogne cambiava
il genio impacciato del cantastorie.
Ingenua, ballavo, ridevo, cantavo e amavo.
Amavo! Pendevo dalla lacrima di gioia di una stella.
Riusciva a stupirmi ogni respiro della terra.
Divenni ricca di cieca follia.
Intanto che mi venivano sottratte goccia a goccia
le ore dal profilo della collina.
Stavo lì a guardare l'illusione farsi bella d' immortalità scivolare via.
Aveva la stessa intuizione dello strascico che raccoglie e trascina sotto di se
il fruscio dei sensi portandoli via dentro di se.
Portandosi via tutto da me.
avanti a quello spettacolo, bizzarra fanciulla senza più terra da coltivare,
finii per sollevare il cappello e salutare, flettendo un elegante inchino.

Micol

Sabato, 18 Luglio 2009


A Marisa

Per custodire l'integrità e la volontà delle proprie identità è necessario far cessare che altri arrivino a sconvolgerle. Soprattutto se non vengono ritenuti degni d'entrare in possesso della chiave che apra porte tanto intime.

Di contro la mia mente non riesce a trovare appagamento, la poesia mi sfugge in questo assurdo momento di capitomboli a testa in giù.
Posso vedere i lombrichi sviscerare nei propri nascondigli di terra e fango, annusare l'erba dalle tenere e corte radici.
Mi sono presa questa libertà di farmi graffiare il viso dalle forchette di plastica che il mio gatto usa per pasteggiare avido della carne in gelatina versata sulla ciotola.
Sono gelosa, vorrei essere come lui e sdraiarmi sul cofano di un auto e annusare l'odore di grasso per motori che esala la lamiera sotto il sole.
Ho lasciato porte aperte desiderosa di vedervi apparire una sagoma nera in controluce.
Ho visioni di angeli e demoni in lotta per il dominio sulla mia anima.
Forse tutto questo può apparire diverso o solo un pò stonato, fra le pieghe di un vestito che in queste ore calde diventa saio.
Girandole colorate vorticose incontro al vento mi donano l'ilarità gaia della fanciullezza eppure io so che sto guardando le pale di un ventilatore da tavolo girare instancabile.
Cosa accadrebbe alla mia mano se eludesse la protezione di plastica e cercasse di fermarle?
La mano destra o quella sinistra? In fondo non farebbe differenza, entrambe hanno toccato ciò che mai hanno potuto.
Se solo evitassimo di rigirare in stelle, sogni, mare e lune le nostre parole, per esprimere ciò che ai nostri sensi preme di godere, sarebbe forse meno ipocrita.
Ma ad andar per vie sconosciute a manovrare sulla centralina elettronica senza libretto d'istruzione o un brevetto d'elettrauto si finirebbe per fare un botto e non sarebbero fuochi d'artificio.
A te, da me... quella metà di me... l'altra è persa chissà dov'è.

Micol

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8 Luglio 2009


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