lunedì 14 novembre 2011

Al Mio Primo Uomo



Padre non guardare l'ombra sul mio viso,
ho troppa paura ed ho pianto
pensandoti accanto.
Ho cercato nel ricordo ed ho trovato il rimpianto
per quell'abbraccio protettivo
così distante d'esser caduto nell'oblio.
Sei stato il primo uomo che ho amato
da te ho ereditato questo cuore arrabbiato
e mi hai dato la forza ed anche la pazienza,
la passione e la fierezza
di una Terra, madre severa con i suoi figli.
Non guardare, padre,
la mia pelle che ti somiglia,
è tesa d'ansia e non si placa la tempesta
e vorrei trovar sul tuo petto il rifugio
addormentarmi sentendone il calore,
per quietare tutti i tormenti
sotto la nenia del tuo canto.
Son certa che sia accaduto un tempo,
le tue braccia forti mi sollevarono
fui incoronata principessa del tuo Regno,
ma era una favola troppo fragile
interrotta dalla fatica
di notti e turni nella fabbrica.
Questo pentimento e strugimento
non trova più una tua sola carezza,
eppur son certa che l'attimo accaduto
non sia andato perduto
è ancora scritto sull'incrocio scuro dei nostri occhi
d'intesa e di parole mai dette.
Quanto ho  sbagliato, padre,
ma in fondo ho sempre saputo
che per te non è mai stato mistero,
ogni mio passo anche quello più nascosto.
Ti vedo ancora riflesso mentre mi osservi,
ostinata, in questa vita che mi hai donato,
ad arrampiccarmi sugli specchi
resi opachi e scivolosi dal fiato del mio Fato.

Mic

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